30/11/09

sono una persona orribile?

vi avevo già rivelato che all'esame di maturità ho volutamente passato il compito sbagliato a una mia compagna di classe? poi l'hanno bocciata. ve l'avevo rivelato? questo non fa di me una persona orribile vero? eh? (vi rivedrò mai più?!?).

vento

questa mattina mi sono svegliata col rumore del vento. era fortissimo. dopo cercavo la sofia dappertutto ma non la trovavo da nessuna parte. dopo l'ho trovata. era nascosta dietro la lavatrice. si nascondeva dal vento. le faceva paura.

paura paura paura paura paura paura paura paura paura paura paura paura paura paura paura paura paura paura paura paura paura paura paura paura paura paura paura paura paura paura paura paura paura paura paura paura paura paura paura paura paura paura

il dono di un NON amico

non ho smesso di ricevere poesie a 35 anni, ne ricevo anche oggi. (quasi) tutti i giorni. (no, non è vero ma tanto chi lo sa che non è vero?) (che le ricevo quasi tutti i giorni intendo) (neanche ogni pochi o ogni tanti. proprio in effetti erano 5 anni che non ne ricevevo ma io son una che si abitua facile ai vizi, se devo dire)

***
dietro l'angolo un sogno nel cassetto
purtroppo morsi (che sta per morii)

da lui

29/11/09

papapam, via il reggicalze


Mi chiamo Regina ma tutti mi chiamano Tigì. Sono la moglie dell'uomo più popolare di Parigi. In effetti, bravo è bravo, per carità, ma la fama è una cosa così irreale ed effimera. La gente non capisce.
Lui d'altronde che fa? Sta seduto ore in una stanza e guai parlare, guai fiatare. Chi è che lava, stira, taglia, cuce, alleva e prepara i figli? Chi se ne cura? Non è mica lui. Bella la vita eh?
Poi non è che faccio tutto io mi aiuta Matilde che è con noi da una vita. Noi... perché parlo al plurale poi? E' con LUI da una vita. Fa il servizio di giorno e poi quello del pomeriggio quando sono nella mia stanza a riposare o fuori a fare spese. Cosa ci troverà poi lui in quel culone, quelle gambe gonfie, quelle mani rovinate dai panni?
E' la fama. La fama per me. D'altra parte sono sposata con l'uomo più popolare di Parigi. Dici scrittore e tutte queste gli svengono ai piedi. Aaaaah, lo scrittore! e patapam via il reggicalze.
Siamo sposati da 10 anni ormai e lui ne avrà avute ormai mille, ah! per me può arrivare anche a diecimila con la sua smania di essere il grande scrittore anche in camera da letto.
Ma non lo vedono, loro, quando tossisce per quella brutta pipa che fuma sempre, non lo vedono, loro, quando gli sanguina una ferita o il cibo gli rimane incastrato nei denti. Aaaaah il grande scrittore.
Ma a me non m'incanta. Quando me lo son preso non era nessuno. E' grazie alla vita che io gli ho permesso di condurre che lui è diventato ciò che è. E quando prova a toccarmi, in camera da letto, io adesso mi faccio venire sempre il mal di testa. Così impara.

dal Diario Immaginario di Tigì S.

m'è venuto in mente

oggi, mentre scrivevo la pagina di diario immaginario immaginando, appunto, come la mia amica americana Barbara avrebbe potuto parlare di Venezia, m'è venuto in mente quanto in quella vacanza io non avessi fatto altro che sperare, per tutto il tempo, che lei se ne andasse. Tanto io l'avevo adorata nei miei soggiorni americani tanto m'aveva profondamente annoiata ed infastidita durante il suo viaggio in Italia. Tant'è che mi ci sono voluti 8 anni per aver voglia di rivederla di nuovo e in realtà l'ho vista solo perché ho fatto una tappa, l'anno scorso a Los Angeles sennò, per me, poteva sparire per sempre dalla mia vita 9 anni fa. Il giorno della sua partenza.

quello che avevo mal sopportato, in lei, era il suo pressocchè totale disinteresse a guardarsi attorno. ho sempre trovato la pigrizia il peggior compagno dell'ignoranza e lei li possedeva gloriosamente entrambi e trovarsi in Italia ed avere come unico desiderio quello di poter dire di esserci stati un delitto meritevole di punizione.

di Firenze, per esempio, lei voleva solo poter dire di aver bevuto vino in una piazza toscana questo perchè la sua amica MJ durante gli anni di università era stata in Italia qualche mese ed aveva raccontato della meraviglia di trovarsi, alla sera, a bere vino con gli amici in una piazza toscana. e ricordo proprio come se fosse ieri di come aveva schifato qualsiasi cosa, dal Duomo agli Uffizi  al Ponte Vecchio per sedersi ad un tavolo in piazza a bere vino rosso. ricordo anche che mi aveva chiesto, forse per la duecentesima volta, Ma siamo in una piazza toscana? ricordo anche di aver bestemmiato, per la prima volta non in silenzio che quel tour de force in giro per l'Italia e l'Europa mi stava uccidendo, e sillabando bene, di averle detto: stai bevendo vino, siamo in una piazza, Firenze è in Toscana. Si! stai bevendo vino in una piazza toscana.

intendiamoci, il viaggio per me è un viaggio a metà se non c'è anche il vino ed il cibo in mezzo, ma io, prima di partire, per qualsiasi meta, ho fatto sicuramente qualche lettura, qualche itinerario, ho comprato guide, me le sono lette, o preso piantine, ho ipotizzato un tragitto, ho guardato internet insomma, ho in qualche modo cercato di capire prima cosa mi sarebbe piaciuto vedere e fare per poi lasciarmi andare al godimento una volta raggiunta la mia meta.

lei invece era venuta in Italia completamente impreparata e per niente vogliosa di imparare, Venezia, per esempio, lei non aveva idea che ci fosse l'acqua, a Venezia, e io le avevo pure regalato un libro diversi anni prima. Libro che, evidentemente, non aveva neanche sfogliato.

Durante i suoi 15 giorni italiani aveva insistito, a morte, per andare a Parigi, ecco Parigi io l'amo nel profondo, Parigi è la mia città di elezione, Parigi, non esagero, la conosco proprio bene avendola vissuta da parigina e non solo da turista e ci sono stata almeno 30 volte eppure io Parigi, quella volta lì l'ho odiata. qualsiasi luogo, locale, chiesa, giardino, strada, qualsiasi cosa noi abbiamo fatto o visto fu una costrizione, un disinteresse, un peso per lei.

La sua amica Sue le aveva detto che adorava andare al Sacre Coeur durante il suo soggiorno parigino e quindi l'unica cosa che Barbara voleva poter dire era di essere stata al Sacre Coeur (che io personalmente non mi piace neanche molto e non ci vado volentieri).

Così, il giorno della partenza abbiamo fatto un po' di giri e la prima chiesa che ho visto le ho detto che era il Sacre Coeur. Lei allora si è messa a piangere dalla commozione che era al Sacre Cour e poi è corsa a comprare le cartoline da spedire agli amici per dirglielo.

28/11/09

quanto se la tirano

La mia amica me l'ha regalato un libro su questa città ma io non l'ho neanche sfogliato. Non mi piace leggere. Vabbé è un libro fotografico ma che c'entra? Non mi piacciono i libri. A casa quasi non ne ho, io preferisco la mia collezione di sirene e di acchiappasogni.
Comunque oggi ci siamo andate, lei ci teneva tanto che la vedessi dice che è la città più bella del mondo. Per carità, non discuto, i gusti son gusti ma la città più bella del mondo... quanto se la tirano questi italiani. E San Francisco, Miami, New York, Boston ma anche Malibu beach o Zuma beach. Sex, fun & rock n'roll. Sometimes some pott. Boooy that's life!
Oggi ci siamo andate. Io ero un po' stanca, sto fuso m'ammazza eppoi le gambe sempre gonfie che mi son venute da quanto sto qui. Quando torno vado dal medico,  di corsa volevo dire ma, mica tanto di corsa! Son tanto stanca.
E' vacanza questa? che da quando sono arrivata non faccio che saltare da una parte all'altra. Padova, Verona, Lago di Garda e poi Liguria, Toscana che io volevo vedere Firenze ma lei m'ha portato anche a Pisa, a Lucca e oggi era la "città più bella del mondo". E io invece son solo così stanca che vorrei qualcuno che mi prendesse in braccio e mi portasse in giro lui.
Comunque oggi ci siamo andate e quando siamo arrivate devo dirlo che non capivo. C'era acqua dappertutto. Proprio già fuori dalla stazione subito un fiumiciattolo tipo, un canale e poi ponti a destra e sinistra, devo dirlo ponti bellissimi e molto molto vecchi questi ponti e poi ancora canali e ponti più grandi e più piccoli e canali più grandi e più piccoli e acqua e poi barche, motoscafi e traghetti e io ero stupefatta proprio io ero lì incredula a guardare questa città che non capivo e ho domandato, alla mia amica, Ma le auto? Dove passano le auto?

dal Diario Immaginario di Barbara G.

cena sommelier 2009: sono sopravvissuta

antipasto:
Champagne Cuveè Cristal 2000
Chardonnay Doc Garda Sandro De Bruno 2004

primo:
Langhe Rosso MonPrà Contarno Fantino 2000

secondo:
Bordeaus Chateau-Lascombas Margaux 1997
Blauburgunder Sanct Valentin 1997

dolce:
Passito Bagnoli Il Dominio Friularo 1995
Olivares Dulce Monastrel Jumilla 2004

***
se dio vuole vado a dormire. non ciò più l'età io per sti tour de force enologici. ero ubriaca già agli antipasti. gnaapossofà! e però prosit!

27/11/09

500

ridendo, scherzando, cazzeggiando e un po' piangendo, citando, leggendo, parlando, guardando e anche molto raffazzonando... questo blog è arrivando, con questo post qui, al numero di

500

mi piacendo festeggiando e venendo in mente qualcosa che coinvolgendo anche chi, tutti i giorni, passando per di qua. non sapendo. facendovi venendo voi una idea una volta ogni tanto. santoddio dovendo sempre facendo tutto io, qui. per la madosca. a volte non vi sopportando proprio voi che leggendo sempre e non proponendo mai una bella idea per festeggiando il cinquecentesimo post di questo blog che scrivendo da un po' di tempo vi allietando la vita.

perché ve la allietando la vita io vero? oi se ve la allietando per la madosca. quindi commentando copiosi e facendovi venendo idee per festeggiando. grassie.

AHAHAH! piccole Sansone ritornano
sottotitolo: de pauer of de franget det is ricresciut

Prima ero nella mia nuova casa che stavo controllando i lavori con l'architetto, stavamo parlando delle modifiche da fare, delle prese dei punti luce, delle tubazioni, mi stava facendo vedere i problemi incontrati, le cose risolte, le disposizioni da cambiare insomma tutte quelle cose lì che son emozionanti da morire quando ti stai rifacendo la casa proprio nuova nuova a tua immagine e somiglianza.

Dopo avevamo finito e stavo per andarmene e l'architetto mi dice allora ci vediamo lunedì in tardo pomeriggio così diamo un'occhiata ai sanitari, le piastrelle, le cose che ti piacciono, i colori quelle robe lì. E io gli dico, certo, verso che ora vuoi che arrivo? E lui, ti fermi a cena?

Ecco di cosa parlano le donne quando sono sole e nessuno le ascolta


prima della lettura del dialogo che segue è bene precisare che:

la diatriba nasce da uno spettacolo teatrale nominato Ultimo Pignagnoli Ballabile Mondiale che si terrà il 18 dicembre in provincia di Reggio Emilia al quale Chiara e lo Splendido non potranno partecipare per un sopraggiunto impegno di uno dei figli. La donna (Chiara) pur felice di assistere all'impegno del figlio che  è assai più importante dell'Ultimo Pignagnoli Ballabile Mondiale, ella rosica come un camion di scimmie urlatrici.

anche se si stenterebbe a crederlo i fatti narrati sono fatti veri
anche se si stenterebbe a crederlo l'età media delle bambine dell'asilo protagoniste dei fatti narrati è 40 anni

***
Mastrangelina: (a proposito di “Sulla felicità ad oltranza”di Ugo Cornia) non è doloroso in assoluto è felicità che nasce anche dalle cose tristi, ci sono delle frasi bellissime e delle cose che ti vien da rileggerle cinquanta volte :)

Sid: e TU, TU, TU lo conoscerai il 18 di dicembre per il Pignagnoli Ballabile (scusa Chiara)

Chiara: vi odio a voi due

Mastrangelina: esulto con calma per rispetto agli splendidi :)

Fata: oi il 18 ci sono pure io :)

Chiara:  io sento che qua si trasuda cattiveria, ecco

Sid: odiaci a noi tre per favore – anzi odiaci a noi quattro che viene anche la Elena G.

Chiara: io fortuna che ci ho i due figli migliori dell'universo per cui mi sacrifico volentieri, sennò ocio che vi frequentavo ancora a voi, perfide

Mastrangelina: io ieri sera ho aperto il libro del Pignagnoli e ho iniziato a ridere come una demente sull'atto teatrale finale.. al che c'erano i miei che mi hanno guardato preoccupati :)

Sid: penso che allo spettacolo ULTIMO PIGNAGNOLI BALLABILE MONDIALE penso che lo faranno l'atto teatrale finale. (scusa chiara)

Chiara: sei stronsa e io stasera a te ti metto il veleno nella minestra, un veleno no mortale, però. una roba che tipo diventi cicciona per una decina di minuti, il tempo che cominciamo a sghignazzarti che sei CICCIONA, poi ti passa.

Elena: cosa succede il 18? Anche se credo che Sid faccia riferimento ad un'altra Elena…

Chiara: c'è l'ultimo spettacolo mondiale del pignagnoli ballabile. Ma io quella sera là, pfui, ciò da fare, ho il concerto del mio bambin e poi mi dovrò abbuffare di cibo delizioso, tipo sushi, tipo capesante col riso venere, delle cose afrodisiache per affrontare la notte di sesso fantasmagorico che mi aspetta, invece quelle del pignagnoli al massimo son lì che si fanno le PIPPE mentre i pignagnolisti gli fanno gli autografi, che io neanche li volevo, gli autografi, anzi secondo me i pignagnolisti gli autografi a quelle quattro streghe glieli fanno FALSI, cioè un pignagnolista fa l'autografo al posto di un altro, ahahahahah, che perfidia, quindi una bufala, proprio. Eppoi sì, ci sarà anche la nebbia in val padana quella sera là, come minimo, e loro si perderanno nella campagna reggioemiliana e l'unica anima che andrà in loro soccorso sarà una che vive in una casetta che si regge su una zampa di gallina, e costei si chiama baba Jaga e loro dovranno abitare da lei finché non si diradano le nebbie, tipo un paio di mesi. E basta così, mi pare una pena abbastanza sufficiente

***
Nota a margine:
si, siamo proprio così. diciamo che è il nostro bello.

26/11/09

Come fu che la nostra eroina decise di fare un corso sommelier

Qualche anno fa la nostra eroina era riuscita ad avere appuntamento col gesùcristo del settore nel quale lei lavorava. Dico gesùcristo per indicare l’apoteosi massima di appuntamento del settore nel quale lei lavorava. gesùcristo potrebbe essere sostituito con la nadiacomaneci della ginnastica artistica o il newton della gravità.

La nostra eroina era giovane. Il gesùcristo parecchio meno giovane di lei quindi lei sentiva necessaria e precipua questa necessità di darsi un tono. Di non apparire giovane, leggiadra ed inesperta ma invece tosta e capace e sgamata e vecchia di lunghissima esperienza nel settore nel quale lei lavorava.

La nostra eroina pertanto parlò tutto il giorno con fare altezzoso ed antipatico dando del tu al gesùcristo anziano, tenendo bene le spalle dritte e prodigandosi in -massai, noi facciamo questo, massai noi facciamo quello, massai noi qui, massai noi lì, massai per mia filosofia, massai che domande, massai ma certo.

La nostra eroina dopo aver lungamente parlato di quanto lei sapesse fare nel settore nel quale lavorava decise di offrire al gesùcristo un lauto pranzo in un locale di grande livello dacchè lei era abituata a frequentare, data la sua altezzosità ed esperienza nel settore nel quale lavorava, solamente locali di grande livello.

Il gesùcristo rimase ad ascoltarla per tutto il tempo, diciamocelo, solo perché le voleva dare una bella  ripassata, non è carino dirlo ma è la verità perciò sopportò stoico tutta quella montagna di cazzate riconoscendo, da gesùcristo qual era, la fantasticheria intrinseca di cui la nostra eroina era in realtà dotata.

Quando furono al tavolo, dopo un’attenta occhiata alla lista dei vini, il gesùcristo le disse: che dici? prendiamo un Dolcetto?

E lei, quella cretina idiota colliona che non era altro, lei, con quel fare spocchioso ed altezzoso da gran dama di società, da regina d’inghilterra di stoccavolo, lei, invece di tenersi quella casso di bocca cucita lei riuscì a proferire, con un orribile tono da essere superiore e perdippiù stronzo:

massai, cosa poscio dirti, un vino dolcie a passto, non mi pare il cascio!

La cosa grave fu che lei non si accorse neanche di aver pestato una mmerda e non si corresse, dacchè, in effetti, lei pensava di aver fatto un figurone da gran esperta. La grandezza del gesùcristo si dimostrò nel suo mantenere immutata l’espressione nel volto (ma forse era una paresi da stupore), e senza neanche sghignazzare, senza neanche sbottare in una risata o in un pianto dirotti, senza neanche metterci il carico da undici, senza neanche fare nulla lui, semplicemente, le disse: Sid, il Dolcetto non è un vino dolce.

A quel punto, alla nobildonna, se si rompeva l’elastico delle mutande scompariva di meno.

che monelo

ieri sera erano quasi le dieci ero a fare la spesa al supermercato che vicino all'ufficio ho un supermercato che tiene aperto fino alle dieci di sera e quello è l'orario in cui non c'è finalmente più nessuno che compra cose. a me non piace molto andare lì perché è un centro commerciale più che un supermercato solo che avevo finito i mollicini per le Signore Trattorini mi sbranavano se non portavo i mollicini che loro secondo me mangiano le crocchette giusto per avere diritto ad un mollicino al giorno.

comunque sono lì che giro tra gli scaffali che m'era venuta voglia di comprare anche un pacco di biscotti che io i biscotti non è che siano la mia passione eppure son un po' di settimane che li sgranocchio volentieri non saprei come mai forse sono troppo liquida, ho bisogno di riequilibrare. non saprei. boh. non so proprio rispondermi. comunque son lì che giro in cerca dei biscotti quando mi si para davanti un bronzo de riace ne noantri, un bell'armadio d'uomo me lo trovo lì a due passi da me, lui è di profilo un po' di tre-quarti in realtà e sto bell'armadio d'uomo è lì che mi guarda con l'occhiata scusa e provocatrice, da monelo di Buzzanchiana memoria.

siccome ultimamente mi pare che non mi guarda più nessuno io a vedere l'occhiata monela che mi guarda io mi son un po' messa a sorridere e me lo guardavo anche io lui me lo guardavo,  che gli ero di fianco di profilo ero quasi di tre-quarti e me lo guardavo mentre facevo finta di ammirare i pacchi di pasta di gragnano e mentre son lì che me lo guardo proprio mi accorgo che lui è veramente un bel ragasso, alto moro  mascella volitiva insomma dai il tipo mediterraneo con l'occhio scuro bello che mi guardava,  oi mi guardava in continuazione ad un certo punto volevo dirgli eh, smettila sai con quel fare indagatore, porcino e malandrino.Smettila sai!

poi finalmente si sposta e si gira meglio verso di me che io ero già lì che pensavo adesso trova una scusa per chiedermi qualcosa son sicura che culo che ho sono anche truccata ho i capelli in ordine sono a posto, sti jeans mi stanno daddio, questa magliettina mi dona un sacco mi pare anche che sono più magra di ieri evvai sid dacci dentro vai sid colpisci vai sid conquista come solo tu sai fare vaaaaa meravigliosa donna vaaaaaai

comunque lui era proprio strabico.
un occhio guardava me l'altro puttaninburgo.
poi a questo punto non son neanche sicura che guardava me.

25/11/09

Quasi amore

Io mi permetto, su Anobii, senza alcun titolo e senza alcuna preparazione, io mi permetto di giudicare i libri che leggo. Lo faccio in base ad un unico parametro che è la mia pancia. Alla mia pancia piace, alla mia pancia non piace. Poi c'ho le mie motivazioni per il bello o brutto, che non sono ovviamente dei bellobrutto assoluti ma il bellobrutto della mia pancia.

Perciò io mi sono permessa di giudicare Simenon o Kristoff o Saramago o Neruda o Calvino o Buzzati e più recentemente Nori o Colagrande o Cavazzoni o Manganelli. Io mi son permessa di giudicare questa gente qui ed ho motivato il mio giudizio. In modi diversi perché diversamente m'avevano colpito ma sono sempre riuscita, in qualche modo, a circostanziare il perché il percome e cosa esattamente mi avevano ispirato ed avevano provocato in me.

Ecco, a me Ugo Cornia piace immensamente. Io sono emozionata quando lo leggo e costantemente colpita dal modo in cui usa parole che decide di scrivere, gli episodi che sceglie di raccontare, i viaggi che portano la sua testa e dunque te che leggi a ragionare da una cosa all'altra e poi tornare indietro, e soprattutto da quella sorta di euforia che pare sempre avere addosso e dal garbo e maniera con cui riesce a parlare di ogni argomento: dal sesso, che lui sa rappresentare come raramente m'è capitato di leggere, in modo così lussurioso eppure elegante che ogni volta mi sono trovata a desiderare di vivere un momento uguale a quello che leggevo nello stesso identico modo in cui lo leggevo tanto mi pareva gioioso e intenso, ... dal sesso dunque allo straniamento al dolore per la mancanza, per la morte di un caro.

Ecco a me Ugo Cornia piace immensamente eppure non riesco mai a dire nulla che spinga gli altri a leggerlo. Io in questi mesi ho regalato o consigliato ogni tipo di libro a chiunque eppure Ugo Cornia che così tanto mi provoca io non sono mai riuscita a spiegarlo, a raccontarlo. E la spiegazione che mi do è che lui è talmente tanto, talmente così troppo che la mia testa non ce la fa. E' troppo piccola, secondo me.

Quello che posso tentare di dire su Quasi amore per consigliarvi di leggerlo era una sensazione che io ho avuto durante tutta la lettura. Mi pareva di riconoscermi in certi pensieri ed in alcune sensazioni ed emozioni e mentre ero lì che leggevo e mi dicevo -come me! come me! anche io!- allo stesso tempo realizzavo che io non sarei mai stata in grado di esprimere quei pensieri sensazioni ed emozioni a voce, non sarei mai stata in grado di spiegarle e invece lui ci riesce, magistralmente se posso dire, e le senti tue. Sembra, a volte, che è lì che sta girando nella tua testa a scegliere le cose che c'hai dentro per tirartele fuori e spiegartele.

Vedete... anche adesso, son qui che scrivo scrivo e non riesco a spiegarmi per niente. Non so, ad un certo punto, stanotte, m'è venuto da pensare che forse la filosofia, oltre che a tentare di rispondere alle grandi domande del se, serve anche per spiegare a chi non la pratica cosa gli passa per la testa e per lo stomaco.

Leggete Ugo Cornia. Leggetelo tutto. Io ho finito stanotte Quasi amore ma gli altri m'avevano colpita, per ragioni diverse, nello stesso identico modo. Poi, secondo me, dopo si sta meglio. Anzi, durante e dopo si sta molto meglio.

toh! una sid

ho tentato di scrivere qualcosa a proposito di questo regalo che ho ricevuto ma non riuscivo a metter giù niente di sensato o divertente o intelligente e qui è anche abbastanza chiaro il motivo dato che manco delle scelluline grije necessarie allo scopo. il fatto è che c'è qualcuno che mi pensa e mi vuole dell'affetto anche se ci si conosce solo per blog. e mi scrive una lettera bellissima e mi mette un disegno che ha fatto lei e che sono io. e allora io adesso m'è venuta voglia di aprire un "toh una sid" contest così il mio ego e l'autostima aumentano abbestia solo che lo so già che voi non sapete disegnare.


una sid di russo vestita
da Syl@

non è tutto romanticismo quello che sbrilluccica

la donna non era mai sazia di quello che quell'uomo le donava. e non bastarono I versi del Capitano di Neruda e non bastarono le poesie d'amore di Hikmet e non bastarono Alda Merini o Nizar Quabbani e non bastarono tutti i poeti e non bastò lui che poeta lo era, lo era veramente. la donna non era mai sazia di quanto quell'uomo le donava e ad un certo punto l'uomo finì tutte le poesie. la guardò duramente negli occhi e spingendo ripetutamente il dito indice sulla spalla sinistra di lei le disse: Oi! te, a gratis, anche una flebo eh! 

24/11/09

Sidgi cammina pudica sulle poesie di Nazim Hikmet

qualche anno fa una donna scrisse ad un uomo che non conosceva una lettera molto personale. una lettera nella quale lo ringraziava, pur non conoscendolo. una lettera nella quale gli spiegava che al posto suo lei non avrebbe mai fatto quello che lui faceva perché fare quello che lui faceva avrebbe significato privarsi di una parte di se stessa e lei era possessiva verso ciò che amava e che le era così intensamente privato. perciò quella donna ringraziava quell'uomo sconosciuto per non essere come lei, perché visto che lui era come era, lei aveva potuto goderne ed in ultima analisi anche scrivergli quella lettera per ringraziarlo.

quell'uomo le rispose e lei rispose a lui e poi lui rispose a lei e lei a lui e così ogni giorno per tanti giorni. le loro lettere, col passare del tempo, divennero più lunghe e personali. un po' alla volta non erano più un uomo ed una donna che non si conoscevano ma un uomo ed una donna che imparavano a conoscersi sempre più profondamente.

qualche mese dopo l'uomo e la donna decisero di incontrarsi. lei arrivò che lui era già lì e non fece in tempo a scendere dall'auto che lui aveva già aperto la porta e l'aveva tirata a se. ciao glielo disse solo dopo averla baciata.

quella donna aveva 31 anni e camminava pudica sulle poesie di Nazim Himket.

***
I miei giorni sono fette di melone
profumato di vita
grazie a te
i frutti si protendono verso la mia mano
come se fossi sole
grazie a te

Detto tra noi, di Elena G.


Ti incrocio nei ricordi, e dei pensieri ormai ultimi ti faccio compagno.
Eccomi.
Ce l’ ho fatta a salire il tratto alto del sentiero, a piedi. Mi ha aiutata questo bastone, e la feroce tenacia che testimoniano i miei anni. La mia auto è sotto, accanto alla cascina. Quel casolare sulla curva, dove finisce la piana. Ha muri scrostati, e scuri slavati da nebbie e piogge. Dal suo cortile un tempo partiva l’abbaiare di un cane, ricordi? Ne sentivamo l’eco. Ribadiva che eravamo isolati, clandestini, e soli.
Ci sei? Ricordi questa altura? Incuneata ai piedi del fianco gobbo della collina, sembra l’avvio di un’onda, nascosta al paese dal verde delle vigne.
Io arrivavo per prima, risalendo il sentiero sul crinale, in ore deserte. Tu salivi dalla valle bassa, arrampicandoti per il bosco. Io con sandali dai tacchi sbagliati, tu con scarpe sfinite e chiuse da lacci lisi.
Ti aspettavo qui, fiera. Sedevo all’ombra di una grande pianta su questo punto, ora pietroso. Appoggiata al tronco, guardavo il fitto del bosco che un tempo c’era, e ora non più. Indossavo sempre un vestito leggero, e sottile, e rosso, così sapevo mi avresti scorta da lontano.
Ti indovinavo salire sotto il verde compatto degli alberi, il tuo passo e i tuoi gesti accompagnati da rumore di rami e foglie.
Sbucavi accaldato, con le maniche della camicia arrotolate sopra i gomiti, con una mano allontanavi dal viso un insetto, spesso un’ape.
Mi cercavi con gli occhi, e sorridevi, buono.
Non volevi parole, ma non chiedevi silenzio.
Ricordo odore di vigna, e di fieno, e di legno.
E poi ci lasciavamo, senza commenti, senza promesse, per tornare ai modi nostri. Io, altera, alla mia vita su tacchi alti, tu a inseguire, ruvido, un posto inevitabile e distante, precluso a me.
Sei partito all’improvviso, negando spiegazioni e commenti. Avevi rintracciato una strada per te, e l’ hai scelta, aspro e silenzioso.
Guardami. La mia pelle solcata dagli anni tu non l’ hai mai vista. Lei è il tempo che non abbiamo avuto. Il tempo che tu non hai voluto più, e che ha fatto il lavoro suo. Ha attutito, alleviato, ricomposto. E ha lasciato intatto quello che cristallino era, e rimane.
Adesso riscenderò il sentiero, tornerò a una pianura ampia e lontana.
Ma lì chiuderò gli occhi, per immaginare ancora una valle breve, e aspettare. Ci sarà il tronco ruvido di una pianta con una chioma enorme, e un abito leggero e rosso, per me, e un bosco in salita, da cui sentirti arrivare.

Elena G.

23/11/09

la delicatezza di un film

ho appena premuto il tasto stop del mio lettore su Agata e la tempesta. Questo è un film che chi mi ha prestato ed ha veramente voluto che guardassi, pensava che raccontasse tanto di me. Questa persona, quest'uomo, me l'ha proprio voluto consegnare e m'ha detto che gli ricordava me e gli ultimi due anni che ho trascorso. Gli ricordava la persona che ero e che sono e le cose che sono cambiate in me in questi due anni che sono stati i due anni più difficili ed intensi di tutta la mia vita. ecco io l'ho appena finito. ho appena premuto il tasto stop del mio lettore su Agata e la tempesta e penso che veramente mi somigli tanto, questo film.

il regista è quel bravo di Silvio Soldini, quello di Pane e Tulipani per intendersi ed invece di andare a dormire io, adesso, avrei solo voglia di riguardarmelo, di premere start e di ricominciare da capo ma invece aspetto domani così ci penso ancora un po' su e  mi addormento col sorriso.

Nell'ultima scena la protagonista sta leggendo Stupore e Tremori ed anche questa è una delicatezza che si aggiunge a quelle che ho visto fin qui.

Io ora  vado a dormire. Buona notte.

che cool
l'ultimo post sul weekend appena passato, giuro

Chi si somiglia si piglia e trovarsi un po' di gente d'accordo di andare a vedere Hopper secondo me è già una gran cosa perché credete, non tanti sono disposti a farsi ore di treno o auto per un museo, per un pittore, per partecipare o assistere a qualcosa di effimero.

Chi si somiglia si piglia e trovarsi un po' di gente d'accordo di incontrarsi da sconosciuti e passare del tempo insieme secondo me è già una gran cosa perché credete, non in tanti sono disposti a mettersi in gioco, a vincere timidezza o pigrizia o riservatezza per incontrare altri rischiando di piacere o forse no, di essere simpatici o forse no, di annoiarsi o forse no.

Chi si somiglia si piglia e trovarsi un po' di gente d'accordo di pranzare tutti insieme in una casa minuscola dove i gatti la fanno da padrone, il frigo è vuoto ed il casino regna sovrano secondo me è già una gran cosa perché credete, non in tanti sono disposti a stare insieme per il solo gusto di farlo senza barriere, preconcetti, limiti e costruzioni.

Così a vedere Hopper c'erano Chiara, lo Splendido, Laura, Lawrence e Mastrangelina.

Così ad incontrarsi a Milano c'erano anche Giulio, Pepper, Kika e l'Irrisolta.

Così a pranzo c'erano anche Sergio ed Arcureo.

Questa cosa che Chi si somiglia si piglia, io la dico sempre e capisco che a sentir ripetere sempre le stesse cose, che due maroni! ed io ormai sto entrando proprio in quella fase dell'età che secondo me comincio a peggiorare tra la teresina e l'arteriosclerosi io son sicura che questo è proprio l'inizio della rovina dello strapiombo del baratro della ripetizione e voi che siete giovani e nel '84 non eravate ancora nati dovete portare pazienza coi vecchi che i vecchi sono la vostra memoria storica portare un po' di rispetto che ho visto cose io che voi ancora tettavate, sti giovani che non ascoltano mai. Comunque lo dico l'ultima volta poi non lo ripeto più che secondo me Chi si somiglia si piglia. Poi fate un po' quello che volete che m'avete già bello che stufato voi giovani!

un consiglio da amica

NON accettate, NON fatelo, ve lo dico da amica, ve lo dico col cuore. NON ACCETTATE i miei inviti a pranzo. perché possono succedere, possono - capitano - sono successi -  è molto probabile che succedano - c'è una certa certezza che ciò accada - fatti incresciosi come questi che ora vo' a narrarvi.

interno giorno. ci siamo io, la Chiaratiz, lo Splendidi Quarantenni, Available in Blue, Mastrangelina e SergioMistro che ci stiamo sgagnando il secondo giro di  brioscina alla crema Chez Marisa quando ci viene in mente di non andare al ristorante a mangiare ma di fermarci a casa della prima citata vale a dire IO. che il frigo è orridamente vuoto ma la Chiara, la Mastrangelina e la IO sono bravissime nella cucina dell'avanzo, SergioMistro, devo dirlo, non era d'accordo per un casso di questa fantasmagorica idea della cucina dell'avanzo ma era in minoranza maschile dacchè lo Splendidi in queste beghe lui non ci vuole entrare.

Io pensavo... ho solo cinque sedie in casa siamo già in sei perché non invitare l'Arcureo che più siamo più ci divertiamo quando son lì che mi viene questa fantasmagorica idea di invitare l'Arcureo che già son lì che lo chiamo e ci parlo e lo invito e accetta e son lì che lui accetta e mi viene in mente di chiedergli C'hai mica della pancetta? Lui dice si. Allora io tutta presa da questa fantasmagorica idea che m'era venuta e che gliela stavo dicendo mentre ancora mi fuorusciva dal cervelletto che gli dico E, puta caso, c'hai mica anche delle uova? ello che è uomo di mondo chiaramente dice si. A quel punto ormai la mia idea è lì che va avanti come un treno a mille proprio e ci domando, metti che c'hai anche il parmigiano? Che ve lo dico a fare? Ce l'ha, ce l'ha.

Allora il bar della Marisa era tutto lì che guardava mentre atti di giubilo profondo provenivano dal nostro tavolo, la Chiara piangeva e gli altri componenti mi guardavano tra l'incredulo e l'incredulo ed io riuscivo a pronunciare pure le seguenti parole:

e una sedia? hai anche una sedia?

la sedia ce l'aveva. gli spaghetti, quello spilorcio, no. gli spaghetti non li ha portati.

 

cose da non dire nei blog-incontri

è buona norma, in un blog incontro, se ti dicono, Ammè mi sembra d'averti già visto, è buona NON rispondere facendo gli spiritosi con una frase che contenga "cargo battente bandiera panamense nel 84" perché è facile che nel '84 quelli che sono al tavolo con te, gli Altri, è facile che nel '84 non erano ancora nati.  

22/11/09

ditegli, ditegli... quanto fighe son le trattorini!

a Milano c'è la gente che si lamenta sempre. quella in coda a fianco a me si è lamentata nell'ordine:  per la coda, per la lentezza delle cassiere, perché le cassiere erano solo due, perché la gente ci passava in mezzo, perché le casse dovevano essere in un altro posto così la gente non ci passava in mezzo, perché era pieno di sorveglianti ovunque invece di farli stare alle casse, perché io volevo usare la carta per pagare i cataloghi.

cioè, sciura, io capisco che te la prendi con degli estranei ma siamo in coda insieme da dieci minuti siam quasi parenti ormai perciò te, a me, nel mezzo non mi devi prendere perché io, a te, non ti ho fatto niente, io, sono in coda e le cassiere sono lente, la gente ci passa nel mezzo, le casse sono nel posto sbagliato, i sorveglianti sono troppi le cassiere poche non te la puoi prendere con me perché io voglio pagare con la carta.

è successo così che io ho detto alla Mastrangelina, dammi il tuo catalogo che te lo pago io con la carta che son senza contanti me li dai a me così non devo fare un bancomat ed in sottofondo sento: aaaah! anche con la carta... aaaah! la carta! pure con la carta bisogna pagare che non ci muoviamo proprio più ed allora io mi sono girata che un velociraptor mi fa una pippa e gli ho detto: perché?!? son lenta a pagare con la carta? che problema è pagare con la carta?

la signora a quel punto era lì che il suo catalogo era diventato interessantissimo...

21/11/09

io sono qui


(a vedere la mostra di Edward Hopper a Milano, non al bar, malelingue!)

Vaccate di Ermete Cantautore
[da Distrazioni della realtà n. 3, aprile 1998]

Cioè, pascolare, si gode.
Pascolaree, fichi, si sta bene.
Oggi pascoliamo.
Quando ci mungono, fighi, un fastidio.
Cioè, cian delle mani tutte ruvide, fichi.
Mettetevi i guanti!
Di lana, no, pizzica.
Di cotone.
Di lattice.
Ah ah ah!
Comunque, questa mandria si gode abastanza.
Cioè, son tutte mucche abastanza simpatiche.
L'anno scorso, fichi, ce n'erano due straniere, bianche e nere.
Fiiiga, se la tiravano.
Tutte loro, io qui, io là.
Poi le han portate in fiera.
Non son più tornate.
Goduto da dio.
Comunque, trifoglio mi piace.
Trifoglio, fichi, si gode.
Io, mi piace andar fuori senza vitelli.
Pascolare senza vitelli si gode.
Vitelli son sempre dietro muggire.
Che due maroni.
Io, se era per me, fichi, niente vitelli.
Io, solo sesso sicuro.
Eh sì, te lo scordi.
Che poi mi tocca star dietro ai vitelli.
Perdo la mia indipendenza.
Se, co' dit vè?
Nonnonnonnonnonnonnonno!
Se non ti sta bene, rangiati!
Ti prendi il tuo cazzone, te lo arrotoli, te lo ficchi su per il culo, fichi.

[pag. 163-164 - Storia della Russia e dell'Italia - Romanzo storico epistolare - di Paolo Nori e Marco Raffaini - collana LDM - Fernandel]

tredici

Quel signore che attraversa piazza Indipendenza e che regge tra le mani il capo che gli hanno appena mozzato, è un Martire della Fede. Il signore è vestito in modo dimesso, non ha giacca, e la camicia è sporca di sangue. Questa testa che tiene tra le mani lo imbarazza, non avrebbe mai immaginato che fosse così ingombrante e pesante. Se si riuscisse, e molti ci si provano, a dare un'occhiata all'espressione di quella testa tagliata, si scoprirebbero i segni di una viva perplessità. In realtà il signore, che verosimilmente sta dirigendosi alla fermata del Trentasei barrato, è estremamente confuso, non tanto per il trauma della decapitazione, quanto perché non gli sembra che gli spetti il titolo di Martire della Fede.
Nella sua infanzia prevaleva una religione, nella quale era stato allevato, che credeva in un Dio, in altri minori dèi specializzati, e in esseri invisibili, buoni e cattivi. C'erano dei peccati: niente uccidere, non insultare i gatti, non frodare gli orfani, non attaccare i francobolli capovolti, non fare oscillare la mano destra, niente cannibalismo. Era una religione vecchia, che aveva conosciuto giorni migliori, ma che col tempo era diventata tollerante. Tutto era perdonabile. Il Martire era cresciuto in quella religione distrattamente, pensando ad altro, e quando erano emersi dai cunicoli gli Altri, ne aveva provato un limitato disagio. Ma per gli Altri era fondamentale precisare che Dio era giallo, che gli dèi minori erano ermafroditi, che le creature erano invisibili solo ai malvagi, ai predestinati alla condanna. Poi, peccati, diciamo, stravaganti: non accarezzare i cani, non batter moneta falsa, non mentire su nulla eccetto il sesso, sul quale mentire era obbligatorio. Si era forse occupato di sesso? No, davvero. Aveva accarezzato cani? In quel momento, il signore che era giunto alla fermata dell'autobus si accorse che sapeva di essere un Martire della Fede, ma non era certo di quale fede; infatti, da che erano stati cacciati nei cunicoli, anche i vecchi fedeli avevano peggiorato carattere. Per un istante restò in dubbio: poi capì che la sua incertezza era il suo prestigio, la tua tiepidezza la sua forza; stava iniziando una nuova carriera quando, nel momento in cui saliva sull'autobus, la sua testa tagliata gli sfuggì di mano.

[romanzo numero tredici - CENTURIA Cento piccoli romanzi fiume - Giorgio Manganelli - Adelphi]

20/11/09

benvenuta nella mia umile dimora

l'altra sera Elena è venuta a casa mia per le consuete quattro chiacchere del giovedì, io però ero appena uscita dalla doccia perciò l'ho considerata poco o nulla che dovevo vestirmi ed asciugarmi i capelli e l'ho lasciata, ordunque, in compagnia delle signore Trattorini.

allora son lì che mi asciugo i capelli e comincio a sentire degli urlamenti. col rumore del phon non capivo perciò ogni due per tre spegnevo e urlavo: cosa?!? e lei: sciugati i capelli che ce l'ho con la Sofia Trattorini. con un tono, ma un tono che era proprio il tono di: movite a sugarte stì casso de cavei che fra un po' mea magno stà Trattorini.

e insomma finalmente vado in soggiorno e c'è una Sofia Trattorini col muso dentro la borsa mentre Elena cerca di allontanare la Livia Trattorini che si sta facendo le unghie sul suo cappotto allora poi corre a togliere la Sofia Trattorini dalla borsa e la Livia Trattorini si fionda sulla sciarpa allora lei va a togliere la Livia Trattorini dalla sciarpa che la Sofia Trattorini si è messa lei a cercare di farsi le unghie sul cappotto poi allontana la Sofia Trattorini dal cappotto ce c'è la Livia Trattorini da togliere dalla borsa

poi tutto d'un tratto Elena si è fermata in centro stanza e  battendo i piedi come i bambini ha tirato un urlo di frustrazione mentre la Sofia Trattorini rientrava tranquillamente nella borsa e la Livia  Trattorini ricominciava a giocare con la sciarpa.

poi si sono calmate, le Trattorini, che son bambine fanno le cose solo per ricevere attenzioni bisogna capirle, e io ed Elena chiacchieravamo e Elena dava le spalle al tavolo e sul tavolo c'era un pacchettone aperto di patatine PAI di quei pacchettoni famiglia quelli da 500gr di patatine e io e Elena stavamo parlando di cose importanti e serie tipo la -trigonometria applicata difficile- quando butto l'occhio sul tavolo e dal sacchetto di patatine PAI esce solo una coda. ma felice.

anni ed anni per mantenere una certa immagine buttati via nel nulla

spritz all'aperol punto blogspot ce l'ho da un annetto. sono stata due anni senza bloggare. prima avevo un blog che si chiamava (fantasia estrema la mia) spritz all'aperol punto splinder ma è inutile che andate a guardare che non c'è più nulla, l'ho cancellato. quel blog io l'ho portato avanti per quattro anni mi pare più o meno saran stati quattro anni si. forse tre. ma più quattro secondo me.

durante questi cinque anni, forse quattro ma più cinque secondo me, di onorata carriera bloggereccia io ho cercato di mantenere il mio anonimato di nome e cognome che conoscono, io spero, solo le persone che frequento anche fuori. non ho mai fatto mistero della mia faccia che è mia a volte mi piace a volte no ma insomma questa ho e me la tengo tant'è che ho perfino messo le foto di Gazzo o dei miei giri o degli occhiali degli Elvisiis e perfino la vergogna massima, la frangetta.

sono sempre stata molto attenta a non mettere, in rete, foto che mi ritraevano troppo discinta o provocante, ad esempio ne ricordo una molto bella di Gazzo che mi ha mandato Sancla che però non ho postato perché mi pareva che si vedessero troppo le tette, mi sembrava troppo scollacciata quella foto.

ecco dunque io, ho fatto tutto questo per proteggere la mia immagine di ragazza cazzona e simpatica e però morigerata negli usi e nei costumi per farmi distruggere in cinque secondi dalla Chiara che su FF ha postato una mia foto in costume. ieri. foto bellissima, dico la verità, non sembro neanche io da quanto son bella in quella foto però non l'avevo mai vista prima e aprire FriendFeed e trovarci le mie tette m'ha fatto una impressione che non vi dico.

quella foto non è un problema, FF è un posto relativamente chiuso e comunque ormai è andata e possiamo dimenticarcela e passare oltre, quello che io chiedo, e lo chiedo con tutto il cuore a chiunque possegga foto mie che mi ritraggano in situazioni anche imbarazzanti di non metterle da nessuna parte, soprattutto quelle imbarazzanti. ora non mi ricordo di averne fatte ma non si sa mai. tendo a fare cose imbarazzanti e poi a dimenticarmene.

a patto di non portare

l'agenzia immobiliare ha fissato il rogito per la vendita della mia casa il giorno 21 dicembre... non so, non capisco, bastava dirlo e fissavamo direttamente per il giorno di natale così io mi presentavo vestita da portatore sano di salvezza eterna.

io di questo fatto che me ne vado da casa mia ancora non me ne son fatta una ragione secondo me. l'ho moralmente ceduta 6 mesi fa eppure non ho ancora spostato un libro, una rivista, un vestito, una lampadina. anzi, oltre a non aver levato nulla io ho continuato ad aggiungere. il mio appartamento è, se possibile, ancora più incasinato di allora che io, in questi ultimi sei mesi invece di impacchettare libri, io li ho comprati i libri ad un ritmo perfino ridicolo. diciamo che ho affogato i miei dispiaceri nell'acquisto compulsivo di tomi.

dunque adesso io, dal 21 di dicembre, non ho più una casa e la casa nuova, che ci stanno facendo i lavori, quelli per i quali, nel vano tentativo di contenere i costi, io mi sto rendendo antipatica, molto antipatica, non sarà pronta prima di metà febbraio. tenuto conto che gli operai mentiscono per DNA io direi che se tutto va bene io son senza un posto dove andare a dormire per almeno due mesi.

perciò ho cominciato a preoccuparmi della cosa, di questa cosa  antipatica che devo cercare un posto dove  riposare le stanche membra con le mie due co-inquiline le signore Trattorini ed ho anche ricevuto, se devo dire la verità, persino qualche riscontro positivo che, dato il mio brutto carattere, non credevo neanche.

il problema è che le ragazze mi ospitano a patto che io non porti le Trattorini. I ragazzi  mi ospitano a patto che io non porti la biancheria.

19/11/09

vanità e voyeurismo

Secondo me, a mio modesto parere (beh! modesto...) secondo me, Flickr esiste per soddisfare due terribili difetti  che io modestamente (beh! modestamente...) posseggo. La vanità di chi pubblica ed il voyeurismo di chi guarda.

Dalla di cui sopra dichiarazione si evince che si, sono parecchio vanitosa e anche che si, ci godo a guardare,  c'ho un lato voyeuristico molto forte, io che ce l'ho questo voyeurismo spinto veramente importante, importantissimo direi, io a volte io vorrei capire dove va a finire questo voyeurismo molto forte importante importantissimo, questo lato voyeuristico che a me piace farmi gli affari degli altri e sapere tutte cose ecco,  io vorrei sapere dove se ne va a finire il voyeurismo spinto quando arrivo a casa degli amici e scopro che sono arrivata giusto in tempo per ciucciarmi il filmino delle vacanze.

che non si dica che dico balle

ladies and gentlemen, mesdames et messieurs, signore e signori, ecco a voi:


in tutto lo splendore di un file audio in cinemascope.

Note al testo: 
1) i rumori di struscio che si sentono sono proprio gli struscini della signora Sofia Trattorini sul registratore tipo Ipoddo
2) la voce dall'oltretomba che dice Sofi, Sofi ed altre amenità sono io alle 6 del mattino, portate pascienza.

manette

Io una volta, quando leggevo Stephen King, poi mi venivano tutte le catastrofi ivi narratevi. Tipo in uno c'era un influenza mondiale globale che decimava  tutta la popolazione mondiale globale ed io cominciavo subito a starnutire ed era agosto. Tipo un altro dove Gerald si faceva venire l'infarto dopo averla ammanettata al letto  in un gioco erotico molto trasgressivo ed io a quel punto mi è venuto un terrore ma un terrore che non mi è rimasto altro che smettere di leggere Stephen King.

18/11/09

ops I did it again

cioè che l'ho rifatto. gliel'ho data di nuovo. la mia voce, al collettivo voci. e l'ho fatto per leggere lui, il bellissimo Arcureo (ragazze, credetemi, lo è! bellissimo) un suo pezzo che mi è piaciuto particolarmente e che è questo qui sotto,  per sentirlo dovete strucare dove c'è scritto -struca il boton- che vuol dire che dovete strucare il boton, chiaro che non c'è nessun boton è una cosa di immaginazione, dove c'è la scritta è quello il boton. insomma, strucate sulla scritta. quella qui sotto grande. per sentire dovete fare così come vi ho detto.

secondo me

ultimamente, mi piacciono tanto le famiglie. più dei single. ultimamente io sto tanto bene nelle famiglie. quella di Chiara e Splendido, quella di Elena e Michele e anche in quella mia.

17/11/09

Il Secco, di Elena G.

In cucina

Ancora buio. Sono tutti andati in vigna. Da un pezzo. Un’ora, mi sa. Tutti, eccetto l’Anna. O è l’Anita, che prima ciabattava in giro e che starà a casa con me, per oggi?
Sembra non si faccia mai mattina, di questa stagione. E poi quando è l’ora, il sole si rilassa sopra la siepe del giardino, oltre i vetri di questa finestra, tondo e sfumato alla mia vista, e si copre dei rami dell’ibisco quando, lento, si abbassa e muore.
Io ceno presto e poi vado a dormire, e quando mi sveglio alle quattro e le donne mi lavano e mi vestono e mi fanno scendere fino questa sedia di cucina, io resto ad aspettare, ma il buio dura ancora parecchio. Poi rischiara da dietro casa, il sole si apre, la luce arriva in questa fetta di cortile, si sente confusione di biciclette e parole basse di studenti verso la fermata, e è fatta mattina.
Sto seduto, accanto a questo tavolo, davanti a questi vetri con le tende aperte.
La casa ha rumori tutti suoi. Sono sicuro che se andassi nella cucina di un’altra casa sentirei rumori diversi. Muri che parlano con un accento differente, come nelle zone nostre, che ogni paese da qui a pochi chilometri ha già l’inflessione sua. Qui il legno dei mobili scricchiola, ma il legno della panca non è come quello della madia, e poi scricchiola solo in certe ore del giorno. Anche quel quadro, la sua cornice intagliata suona, fa una specie di sibilo quando si forma corrente d’aria tra la finestra aperta e la porta che gli sta di fianco, quella che va in ghiacciaia. Ma si sente poco, bisogna starci attenti, altrimenti il suono non lo senti. E poi c’è il lavello, e tutta la roba che ci sta appesa attorno. Casseruole, coperchi, teglie, padelle. E’ suono d’acqua, di gocciolio, di fresco. Il fuoco si fa sentire nella maniera sua. Fa un suono profumato.
I piedi sonno ancora attaccati alle caviglie. Non capisco come facciano, sembrano incollati con mastice invisibile colloso accanito. Li vedo di sfuggita, i miei piedi, quando le donne mi spogliano per lavarmi, due volte la settimana. Hanno un colore violaceo, le unghie sono gialle, la pelle ha macchie scure e solchi di vene blu. Non le ricordavo, io, una volta, le macchie e le vene raggrumate, e sì che magro secco lo sono sempre stato, ma la pelle era tirata, e spessa e densa. Adesso sembra uno straccio strizzato e appeso al filo dietro casa. Anche il mio cranio, il collo, le spalle, e tutto il resto, è bloccato, trattenuto fermo da un mastice, il solito mastice invisibile colloso accanito. Tiene i pezzi insieme, in un mucchio di ossa immobili sopra una sedia. E la bocca. Fatico ad aprirla. La mandibola si muove lenta, si sbottona pigra, manovra in ritardo, e fa muovere le labbra un poco. La lingua si sposta fiacca, o se ne sta ferma, annoiata. E la saliva sale sui denti, e poi esce sul mento. Il mastice, il solito mastice invisibile colloso accanito non ha bloccato del tutto le braccia, così mi asciugo. Male, magari, ma un poco ci riesco.
Alcune cose mi mancano, non dico nella memoria, mi mancano proprio perché non le ho più. Come il mio Mario. Non aveva mai fame. Era magro nella giacca di lanital. Per la colonia, quell’estate, partì e non tornò più. “La disciplina è arma di vittoria”, così gli dicevo. Riuscì a scrivere a casa un paio di lettere. Scritte pulite. Diceva di ore di ginnastica e acqua fredda. Non faceva commenti. Poi chiudeva, Alalà, viva il Duce, tuo figlio. Disciplina e niente vittoria, per lui. Il mio Mario. Quando si andò a riprenderlo, al sanatorio, era un corpo. Gli occhi chiusi. I capelli pettinati all’indietro, che a lui non piaceva. Le gambe nude e le ginocchia dritte. I piedi avevano unghie tagliate bene. Fuori era una giornata di sole, senza nuvole, faceva caldo. In giornate così, Mario lo vedevi legare e intrecciare scope sul prato dietro lo steccato che era tutto al sole. E non ha mai saputo che quando dormiva io sarei rimasto a guardarlo, e quando finalmente mangiava mi sentivo sazio anch’io.
Sto su questa sedia, da quanto? Tre anni? Tanti pezzi incollati dal solito mastice invisibile colloso accanito. Quattro ossa, qualche nervo, pochi muscoli, e la pelle appesa alle vene.


In camera

Se potessi, mi trasformerei in serpente. Stendere le spirali, scivolare molle, sgusciare via da queste lenzuola umide, scorrere sul pavimento fino a una crepa, una fessura, appiattirsi, guizzare fuori, all’aperto del cortile.
I rumori in camera da letto sono diversi da quelli di cucina. C’è il portalampade che sfrigola, pare le ali di una libellula. L’armadio sussurra se l’anta è un poco schiusa, non chiacchiera come il comodino. Lui fa il verso di un dondolio, poi ticchetta, come un orologio. Alla fine, tamburella. Dopo un poco, ricomincia il dondolio, e ancora il ticchettare e il tamburellare.
Ci dev’ essere qualcosa qua sotto, nella fetta di pavimento che il comodino copre. Io glielo indico, alle donne. Con lo sguardo, perché con la voce non mi riesce più. La mandibola si stacca di niente, ormai. Gli faccio capire, alle donne, che guardino bene, e nettino se c’è qualche sporco che attira i topi. Loro si abbassano, piegano la testa, scandagliano con gli occhi, e poi si rialzano, con l’espressione piatta, e dicono state buono che niente c’è. Ma non è vero. Io sento.
E poi c’è questo letto, che ha la parte dai piedi che si alza, così, tanto per fare, come a combinare uno scherzo. La rete e il materasso si piegano in due, e la parte della pediera si alza verso quella della testiera, e il letto diventa una grande V con me nel centro. Mi vedo le sagome dei piedi, sotto la coperta, che si alzano come due spettri. Allora mi lamento, e arriva una donna, e la pediera e la testiera e la rete e il materasso tornano giù di botto, e la donna mi dice ma che avete da urlare.
E adesso il tuo corpo d’aria mi viene a cercare. Ma come è successo che ti ho perduta, Susanna, eh? Perché ho lasciato che il mondo contasse di più? Sei morta da tempo, e mi guardi dalla porta. Mi vieni a cercare, attaccato a un letto che si piega. Là fuori, oltre il vetro, guarda anche tu. Ma che c’entra un cielo bello così? Che cosa ha a che fare con la puzza del mio corpo? Non sarebbe meglio la pioggia a dirotto, il buio, il vento forte?
Oddio, se solo potessi trasformarmi. Diventerei un serpente, sguscerei svelto e scivolerei fuori, in cortile. Me ne infischierei di tutto. Nessun ricordo, nessun colore, nessuna lingua con cui parlare e nessun silenzio di cui vergognarmi.
Se solo potessi morire con la faccia al sole, questo corpo di pezzi incollati lasciati al vento, io sarei felice. Mamma mi strofinerebbe. Mi crederebbe ancora bambino, e mi toglierebbe la muffa che ho addosso. Se solo potessi morire là fuori. Invece di avere aperti questi occhi su quella finestra con le tende accostate. Dovrei forse, che ne so, chiuderli, e restare a immaginare. Immaginare e accontentarmi. Immaginare quello che non ho avuto. Serpente mancato.

16/11/09

stare meglio di me

in qualità di donna carina sono sempre stata molto critica verso me stessa, passando dall'odio atavico per il mio naso, a quello per la forma degli occhi, poi la morfologia dei piedi, poi l'aspetto della pancia, poi la piattezza del culo, poi la grandezza delle tette (oggi sono nella fase grandezza delle tette). non so mica dire come mai, secondo me è un problema tipico delle donne carine. non sono brutte quindi non se la sono  già messa via, non sono belle e quindi non se la sono messa via. secondo me le donne carine, in loro stesse, non accettano la mediocrità dei loro tratti. non hanno il viso particolarmente brutto né particolarmente bello. insomma di particolare non hanno nulla che le renda particolari. sono carine. tanto basta. e così sono ipercritiche e ciò che vedono, in loro stesse, è il difetto, continuo, che impedisce loro di essere belle  o particolari come loro vorrebbero essere.

dico questa cosa perché ieri sera, al cinema, ho visto una con dei piedi orribili che se li avessi io li nasconderei che altro non saprei che farci. invece quella ragazza, perché era una ragazza, giovane, indossava delle scarpe molto basse ed aperte che mettevano perfino in evidenza l'orribilità di quei piedi orribili, brutti e sgraziati. era una cosa veramente spiacevole da vedere, impossibile non notarli e non rimanere ipnotizzati una volta notati ed a  me è venuto in mente che io, nel periodo in cui odiavo i miei piedi, che poi in realtà son dei piedi normalissimi,  anzi adesso a distanza di anni li trovo perfino belli i miei piedi e mi domando cos'è che a vent'anni non mi piaceva di loro, ma, all'epoca,  io li odiavo i miei piedi mi sembravano i piedi più orribili dell'universo ecco, in quel periodo in cui io odiavo i miei piedi io portavo, anche i piena estate, scarpe che li coprivano completamente. non vi era, nel mio armadio, una scarpa aperta che facesse neanche intravedere la carne, le dita. nulla. d'inverno scarponcini, d'estate le espadrillas o le cinesi. ecco, secondo me quelle coi piedi orribili che non si vergognano di mostrare i loro orribili piedi secondo me stanno tanto meglio di me. ma tanto.

dopo ancora

l'idraulico è arrivato e abbiam parlato di tutti i lavori ed abbiamo parlato soprattutto del preventivo e quando ce ne siamo usciti erano passate tre ore. l'avevo detto che non usciva di lì finché non si arrivava dove si doveva arrivare. vi confermo che siamo arrivati dove si doveva arrivare.

ieri, il marito di Elena dice che lui i commerciali, lui li odia. non riesco a dargli torto. arrivo a dei punti che mi  sto antipatica da sola.

15/11/09

stanno cercando di intortarmi

La Livia Trattorini, grande zoccoletta che non è altro, quando sente il bambino adottante che esce in giardino corre sul terrazzo e si mette lì a guardarlo e miagolare come per dire, adottami bambino che vuoi adottarmi, adottami ti prego o' bambino che vuoi adottarmi. Il bambino che vuole adottarla a quel punto è lì che la prega di buttarsi giù così da poterla adottare.

Ora questa cosa mi pare d'aver capito che succede ogni giorno solo che oggi ero a far le pulizie e ad un certo punto sento un urlamento ed un miagolamento provenire da fuori che mi son proprio domandata che cavolo stava succedendo e sono uscita di corsa sul terrazzo ed il bambino appena mi ha visto ha allargato le braccia e facendo un sorrisone a 32 denti ha urlato: Siiiiiiiid ciaoaaaaao!

... quel nanerottolo sta cercando di comprarsi il mio affetto. Ho capito subito che mi voleva fregare, l'ho capito già mentre io pronunciavo, urlando a mia volta: macciaaaao! vuoi venire su a giocare anche con la Sofia?!? (sono una donna senza collioni. lo so. LO SO)

14/11/09

dopo

Dopo, l'idraulico era in ritardo e io ero in ritardo su tutto quello che dovevo fare allora ho detto a mia mamma dov'è la COOP che adesso che mi trasferisco qui vicino vengo alla COOP ti fanno la tessera ti fanno gli sconti ai concerti.

E son lì che sto  mettendo le buste biodegradabili di spesa COOP nel bagagliaio che arriva una macchina e da lontano che sta arrivando sento Cuore Matto nella versione originale di Little Tony. Poi mi parcheggia proprio dietro la Peugeot 406 targata BH e Cuore Matto c'è il pezzo che fa zum-zum-zum il battito del cuore che è fortissimo.

Dopo, si apre la portiera e mi sembra che mi scoppiano le meningi e le orecchie da tanto è forte il volume e io penso è un vecchio sordo, esce un ragazzo di trentanni con un bimbo che ne avrà cinque e non son due vecchi sordi, mi stupisco, è questione di poco, penso.

Poi lui dice al bimbo di sbrigarsi chiude la macchina con l'antifurto ma Cuore Matto è lì va ancora, c'è Little Tony che si sta sgolando e la macchina è chiusa e l'autoradio con Cuore Matto è lì che urla e lui, il ragazzo di trentanni, mi passa davanti e io guardo lui, guardo la macchina, guardo lui, e lui mi guarda anche lui ma da cattivissimo.

io ho rubato due volte nella mia vita e adesso ve le racconto

Questo post me l'ha fatto venire in mente Diegozilla. Sono affetta da Proustite acuta da una settimana. Non so.

la prima volta che ho rubato in vita mia mi trovavo al PAM un supermercato in centro a Padova che è lì da talmente tanti anni che non mi ricordo mica se c'è ancora. a forza di passarci davanti non mi ricordo se quando ci passo davanti lui c'è o meno. l'avete notato che le cose vi cambiano attorno da una settimana ad un altra poi una si ricorda che lì c'è la merceria è sempre stata lì da quando eravate bambine e ci trovate Stefanel o Benetton o Nara o tutti quegli altri negozi che non capisci più se sei a Padova o Palermo che tanto son uguali dappertutto, le cose che ci mettono dentro. Stavo facendo la spesa con un'amica di mia mamma io avevo quindici-sedici anni non di più e stavo parlando male delle mie amiche che rubano quando lei mi dice, l'amica di mia mamma cosa avrà avuto, 40 anni? e lei mi dice: rubiamo? si. Siamo andate nel reparto cioccolata ed abbiamo preso una tavoletta a testa. poi abbiamo fatto una spesa della madonna e tutte eccitate siamo andate alla cassa, abbiamo pagato la spesa della madonna e siamo uscite portando poi a mia madre, a casa, il trofeo delle due tavolette di cioccolato rubate.

ne parlo adesso, sono contenta di liberarmi da questo fardello, lo dico oggi che so per certo che il reato è caduto in prescrizione.

l'altra volta che ho rubato, in effetti, è stato forse 2/3 anni fa non di più è meglio che non ne parlo perché quello, in prescrizione, ancora no.

13/11/09

una vena polemica che non mi conoscevo

Qui, in questo blogghetto che è mio e me lo gestisco io, i commenti li ho sempre lasciati completamente aperti. Primo perché mandare in moderazione i commenti significa perdere, secondo me, quella spontaneità che uno ci mette nel commentare e quello dopo nel rispondere magari al commento precedente, poi perché anche a non mettere le moderazioni ma a obbligare qualcuno ad iscriversi, ad avere un user name e una password oppure a digitare un codice illeggibile manda in paranoia me non voglio che mandi in paranoia nessuno. Quindi io qui, in questo blogghetto che è mio e me lo gestisco io, i commenti li ho sempre lasciati completamente aperti. Devo dire che in un anno di onorata carriera ed anni fa, in quello precedente, durante tutti e quattro gli anni passati a scriverci io, di gente stronza che commentava in anonimo in modo stronzo, non ne ho incontrata mai. Forse perché è talmente privo di prese di posizioni, questo blog, che nessuno ha voglia di venire a rompere la minchia. Parlo così raramente di politica, per esempio, che quando ne parlo vengo bellamente ignorata. Poi non sono una tipa polemica, non lo sono mai stata e quando uno inizia con la polemica io di solito rispondo, oi ma perché ti stai incazzando?

Solo che ultimamente, in post molto vecchi tipo di qualche mese fa, c'è un tizio, anonimo, che io, chissà perché ma me lo sento che gli anonimi son maschi, le femmine hanno più coglioni, secondo me e non hanno paura di esporsi, di dire nome e cognome. Ma forse dico così perché sono femmina e perché sicuramente ho più coglioni di tanti maschi che conosco.  Dicevo che, ultimamente, in post molto vecchi tipo di qualche mese fa, c'è qualche spiritoso che va scrivendo frasi pregne di intelligenza che sono "imparato molto" oppure "si, probabilmente lo è" frasi che nel contesto del post che avevo scritto poco c'entrano. Poi, questa mattina, sempre, ho trovato uno spam e li mi sono girate le balle abbastanza. L'ho cancellato, comunque, ed infine, ancora questa mattina che si vede che era giornata alle 11.47 un signore colto ed elegante, fine e forbito che evidentemente non ha altro da fare che andare in giro ad ammorbare l'aria della gente, che abitualmente non se lo filerebbe di striscio, ha scritto questa frase gentile ed intelligente, questa bella frase che fa così: "ma come parla sta analfabeta!!!".

Ora, a lui ed a tutti quelli come lui che io sono sicura che questo è un maschio me lo sento perché una donna avrebbe il buon gusto di tacere, comunque a lui, vorrei dire una cosa che io penso e la penso già da tempo, da tantissimi anni, la penso. Quello che io penso e lo scrivo proprio qui, adesso, proprio con una vena polemica che non mi conoscevo e me la sto curando con affetto, questa bella vena polemica che m'è cresciuta. A quel commentatore anonimo che ha scritto quella frase ed a quelli come lui che hanno intenzione di scrivere altre frasi io dico quello che penso, già da un po'. Io penso, che i commentatori anonimi che partoriscono frasi anonime di quel tipo, io penso che quei commentatori anonimi lì c'hanno il ciccio piccolo.

tante cose da fare

In montagna, poi, non ci vado. peccato avevo voglia ma poi mi son ricordata che sabato pomeriggio devo andare con Max da quel suo amico meccanico della BMW Motorrad per parlare un po' della mia moto nuova. Che però prima, alle 2.30 ho appuntamento con l'idraulico per discutere il preventivo della ristrutturazione della mia nuova casa. Vi ho già raccontato che sono stata il capo dell'ufficio acquisti di una multinazionale anni fa? Lo dico sinceramente... il poveretto mi fa pena, lui non lo sa ancora ma non usciremo da quelle stanze fino a che non avrò portato a casa il lavoro, come si dice. Ancora prima, al mattino, vado con Elena da MEL che lei vuole comprare Colette io ho un po' di Quodlibet Compagnia Extra da ritirare (quella collana è favolosa, compratene a manetta a prescindere). Alla sera poi, vorrei andare al cinema, sempre con lei, con Elena, ma non so se suo marito me la cede in comodato anche la sera dopo che me l'ha lasciata tutta la mattina. Ma penso di si. Quell'uomo non è capace di resistermi. Quando metto la faccia a cocker non c'è storia per nessuno :)

L'unica cosa che mi spiace, e mi spiace seriamente, è che se continuo ad andare da MEL brutta come sono con questa frangetta inguardabol, poi non mi devo stupire dei punti che perdo copiosi con il commesso più figo dell'universo. (Mastrangelina... puoi confermare la figudine estrema del commesso più figo dell'universo per cortesia? Grazie).

12/11/09

Fitzgerald della bassa

in questi giorni sto ascoltando un CD di Paolo Nori che è Learco. In un'ora, nove romanzi in musica con Learco Ferrari, in un'ora. che è un CD bellissimo, giuro! con le musiche di Fabio Bonvicini che è bravo proprio e ce l'ho lì che va ad libitum da domenica e c'è un pezzo dove si parla del genere, Learco si interroga sul genere dei suoi romanzi metti che qualcuno glielo chiede e allora l'editore Caravel gli risponde Bukowski padano o John Fante italiano oppure anche Fitzgerald della bassa (ma ce n'è meno), a me quel pezzo lì che detto da me adesso mi rendo conto che gliel'ho rovinato e quel CD non lo comprerà nessuno  se sta a badare a quello che ho scritto io ma invece quel pezzo lì è esilarante, ridere proprio perciò non state a pensare a quello che ho scritto io. Comunque questa cosa del "genere" m'è tornata in mente poco fa che stavo guardando che programmi c'erano in TV che io ho deciso che stasera sto a casa a fare le pulizie tutta notte vado avanti fino a che non ho finito così sabato non le devo fare che pensavo di andare in montagna a studiare faccio un weekend di studio con le Trattorini ed allora guardavo cosa c'era in tv che magari nelle pause dalla pulizia mi vedo un po' di programmi e su Italia1 c'è prima il Dottor House poi c'è Gray's Anatomy e come genere c'è scritto "ospedaliero".

il tubino mi slancia

Qualche anno fa ero in Svezia per ritirare il Nobel per la Fisica. L'avevamo vinto in due, il Nobel, quell'anno e si era deciso di spartire così: a me la fama e la notorietà, all'altro i soldi. Non avevo deciso io. Era molto grosso per essere un Fisico. Ho detto A me mi interessa solo la fama. Allora ero lì in Svezia in quei giorni , dovevo prendermi il Nobel per la Fisica. Vagavo in giro per la città di Stoccolma e era dicembre. Il 10 ritiravo il premio. Però era il giorno 8 di dicembre che stavo passeggiando per la città e era giovedì.

Stavo passeggiando dunque e mi trovavo in via Gamla Brogatan nel punto in cui la strada incrocia Drottninngatan e inizia una leggera semicurva verso destra che sbucherebbe poi a Bryggargatan dove si trovava il negozio che mi interessava. Un negozio di souvenir svedesi tipici della capitale svedese, città di Stoccolma che ci tenevo a portare, ai miei cari, un souvenir tipico della capitale. Stavo dunque camminando per Gamla Brogatan quando improvvisamente mi sono ritrovata con le ginocchia che sbattevano a terra, nella Gamla Brogatan. Ero inciampata in una radice di un albero secolare, un abete per l'esattezza. Secolare non ne ero certa, sono Fisica non Botanica ma il tronco era molto grande e le radici, appunto, avevano preso a farsi largo nella strada cementata svedese.

Non sono una esperta di Botanica, come ho detto ero lì per il Nobel per la Fisica, un Nobel senza portafoglio per la Fisica ma preferisco tralasciare in questo momento la polemica però quello che  ho pensato, in quel momento preciso, un pensiero non da Fisica non da Botanica non da Ingegnere Urbanistico, proprio il pensiero dell'Uomo della Strada, il mio pensiero è stato che se uno è Assessore all'urbanistica della città di Stoccolma nella nazione della Svezia e ha tra le sue pertinenze anche le strade di Gamla Brogatan all'angolo con Drottninngatan quando la strada prende quella leggera semicurva verso destra che la porterà poi a Bryggargatan e, in qualità di Assessore all'Urbanistica lascia gli abeti secolari liberi di pascolare ad un metro dalla strada cosicchè le radici, si fanno esse stesse strada, nella strada cementata svedese, il mio pensiero in quel momento preciso, non in qualità di Fisico non in qualità di Nobel ma proprio in qualità di Uomo della Strada, il pensiero che avevo in cuore di dirgli se avevo l'assessore davanti era sicuramente: sei un po' un coglione, assessore.

Due giorni dopo ritiravo il mio premio Nobel con un completo giacca-pantalone che non ve lo posso dire quanto mi faceva chiatta.

Memorie del sottosuolo

Sono un uomo malato... Sono un uomo maligno. Non sono un uomo attraente. Credo che mi faccia male il fegato. Del resto, non me n'intendo un'acca della mia malattia e non so con certezza che cosa mi faccia male. Non mi curo e non mi sono curato mai, sebbene la medicina e i dottori li rispetti. Inoltre, sono anche superstizioso all'estremo; be', almeno abbastanza da rispettare la medicina. (Sono sufficientemente istruito per non essere superstizioso, ma sono superstizioso). Nossignori, non mi voglio curare per malignità. Voi altri questo, di sicuro, non lo vorrete capire.

[Incipit - Memorie del sottosuolo - Fëdor Dostoevskij - Einaudi ET Classici]

11/11/09

nella pancia

sabato una persona che parla proprio bene ha detto una frase che m'è piaciuta proprio tanto ed infatti io me la son segnata che è una frase bellissima, se uno ci pensa ed anche se non ci pensa è una frase bellissima in ogni caso sia a ragionarci su sia ad ascoltarsela così, in scioltezza. la frase che questa persona che parla proprio bene ha detto, sabato, la frase è questa: Bisognerebbe avere nella pancia una piccola macchina per lo stupore.

Istituto di Studi Immaginativi Gratuiti (ISIG) - punti 2 e 3

continua da qui.

Punto 2. Il gruppo dei Soci Fondatori dovrebbe inventarsi corsi non professionali, dove espandere la ricerca di visioni e fantasie vaganti, ma senza rendersi la vita più grama del solito. Come titolo della scuola eventuale, si suggerisce una formula modesta che non disorienti nessuno: ISIG.

Punto 3. I corsi dell'istituto sarebbero aperti a cittadini di tutte le età. L'iscrizione prevede la firma d'un contratto con cui gli allievi rinunciano a protestare, a rivendicare qualsiasi cosa, vuoi a titolo personale o per politica sindacale. Essi inoltre debbono impegnarsi a non esibire alcuna sterile informazione per darsi credito né alcuna fretta d'apprendere, e ancora meno il desiderio di brillare, se non in modo completamente sbagliato e paradossale.

[pag. 155. Dizionario degli istituti anomali del mondo - Paolo Albani - Quodlibet Compagnia Extra]

10/11/09

Istituto di Studi Immaginativi Gratuiti (ISIG) - punto I


L'idea dell'ISIG nasce all'interno di una proposta di fondare un'Accademia per la produzione di pensiero immaginativo.

Punto I. Si propone di fondare un'Accademia per la produzione di pensiero immagintivo in forme varie e anche improbabili. Ad esempio: incubazioni di idee che non si riescono a spiegare, sonnellini pomeridiani pensosi, visioni labili della mente, voglie carnali repentine, accessi di grafomania da incoscienti, e stati stuporosi, idioti o esilaranti.

[pag. 155. Dizionario degli istituti anomali del mondo - Paolo Albani - Quodlibet Compagnia Extra]

felicità

Felice ho imparato quest'estate a non dirlo più. che sono felice. felice è una roba da americani m'ha detto uno che conosco. me lo diceva in un momento in cui gli dicevo che ero felice. che la felicità è una roba da americani ed io lì per lì m'ero sentita stupida ad aver usato quella parola e invece aveva ragione. nel momento in cui gli dicevo che ero felice non lo ero veramente. ero drogata. di emozioni. di adrenalina. di impegni. di persone. di amicizie. di una vita diversa dalla mia. di lui. avevo un bel momento e lo scambiavo per felicità.

09/11/09

Il Giorno Perfetto, di Elena G.

Da ragazza abitavo tra un querceto e i binari di una ferrovia.
Il passaggio dei treni dava l’ora a mia madre, che e si regolava con littorine, treni merci e campane.
Non mi facevano studiare, non c’erano soldi. Ero a servizio presso un pittore. Mi chiedeva di spolverare, specie scaffali aperti su cui erano sparsi libri che poi mi prestava. Un giorno mi lasciò il libro di un russo, Tolstoj si chiamava.
Una domenica mattina ero a casa mia, e non c’era niente da fare.
Buttai pane in una borsa di canapa, presi il libro di Tolstoj, andai al querceto.
Cercai l’ angolo d’ombra dove Gino mi aveva baciato i capelli, e la schiena, prima di partire soldato.
Stesa su erba secca lessi pagine, spazzolando via ostinate formiche dai fogli. Mangiai pane.
Ore dopo, si sentì lo sferragliare della littorina della sera. Lo scuro nascondeva le parole, gli occhi bruciavano.
Intorno, era buono l’odore delle querce.

Elena G.

07/11/09

la mia storia col francese

io sono una sommelier. [loda-imbroda verscion] tzè! [fine loda-imbroda verscion]

lo sono diventata, sommelier, nel 2003 dopo tre anni di studi. e nonostante in questi corsi si impari a conoscere i vini italiani e francesi e stranieri di tutto il mondo (so che Francia è terra straniera ma Francia, in ambito di vino, è un mondo a parte, anni luce avanti al nostro seppure il nostro è un mondo a parte anche lui rispetto al resto del mondo) è molto difficile anche arduo che ti diano un sauterne. perché il sauterne è un vino prezioso. è un vino raro. è un vino difficile da produrre e poi è francese ed i vini francesi sono cari. anche il vino da niente è caro in Francia. il posto di vacanza dove ho bevuto meno vino in vita mia è proprio la Francia perché o gli donavo un rene o gli donavo il fegato ed alla fine chateau-la-pompe come se piovesse, in Francia, io, nelle mie vacanze francesi che ho fatto.

viaggiando mi piace comprare quello dei posti che visito, è una sorta di souvenir della terra, dell'acqua, del profumo, della storia e della gente di quei posti lì. normalmente compro due bottiglie, una da bere ed una per l'archivio. l'archivio è la mia cantina, qui in casa che io ho una cantina. me la sono regalata quell'anno lì, il 2003. e nel mio archivio io c'avevo queste due bottiglie di sauterne perché quella da bere io non avevo avuto occasione di aprirla ancora.

poi per diventare sommelier te devi fare un esame finale che è un esame con i contropifferi perché loro prendono tutti gli esami che tu hai dato fino a quel momento, dove eri carente ci danno dentro di brutto e poi cominciano con le degustazioni, gli abbinamenti, i perché i percome, i sentori, le memorie insomma... diventare sommelier non è una passeggiata di salute, perciò quando ne incontrate uno, nei ristoranti dove andate, guaratelo e pensate intensamente: sticazzi!

comunque io quell'anno lì arrivo a fare il mio esame e sono diciamo nervosetta e chi mi deve esaminare è una personalità, un ex presidente dell'associazione. un po' come dire che vai al provino per XFactor e ti ascolta Mick Jagger o reciti una parte e ti guarda Paolini o scrivi un racconto e te lo controlla Simenon.

una delle ultime domande che m'ha fatto è con cosa avrei abbinato un sauterne, ed io allora gli ho detto che io il sauterne non l'avevo mai assaggiato ed io, per me, il sauterne me lo sarei bevuto da solo perché il sauterne è una cosa grande una cosa immensa da non paciugare con la roba da mangiare ma proprio da mangiarselo lui con gli occhi e con la bocca e con il naso, il sauterne ed io attendevo una occasione per volermi del bene per aprire il mio sauterne perché un vino di quella portata meritava un evento di portata.

lui allora mi ha sorriso ed ha detto che potevo andare. io allora gli ho detto eh ma... e lui allora mi ha risposto eh ma cosa? ed io allora gli ho chiesto: eh dai, sono sommelier? e lui mi ha detto così, lui mi ha detto: Sid, stasera, quando vai a casa, io, se sono te, io apro una bottiglia di sauterne.

e così è successo che sono diventata sommelier.

PS: ed ora, quelli che hanno bevuto un sauterne a casa mia perché io gliel'ho aperto perché "loro erano loro", ecco quelli facciano la ola per cortesia :)

06/11/09

a Padova

ieri, a Padova, alle 21.00 c'era Margaret Mazzantini che presentava il suo ultimo libro Venuto al mondo. Lo presentava all'auditorium Pollini. Che il Pollini è il nostro conservatorio. E' un posto bellissimo il Pollini, a Padova. C'era l'obbligo di prenotazione e so che è stato un casino trovare i biglietti. la gente che si picchiava, per dire. forse si strappavano i capelli da soli, per il disagio che non riuscivano a trovare il biglietto.

alla stessa ora, a Padova, in un appartamentino situato in un luogo imprecisato della provincia che potremmo tentare di descrivere come "casa mia" una donna di identità pure essa imprecisata che potremmo tentare di descrivere come "io" mangiava pane e salame sul divano coi piedi appoggiati al tavolino.

forse da qualche altra parte, a Padova, una farfalla sbatteva le ali.

05/11/09

come risollevare le sorti di questo blog oramai consueto, triste, annoiato e noioso

l'altro giorno vi spiegavo no?!?, che ormai questo blog è diventato na' lettiera per gatti con la vecchia babbiona che se lo cura e che ogni due per tre Trattorini di qui, Trattorini di lì. come si dice dalle mie parti: peo de gatto dappartutto, na' spussa che no se poe stare. (tradurre non traduco arrangiatevi).

allora a me era venuta questa brillantissima idea per risollevare le sorti della lettiera e però che ve ne parlavo poi. dopo è successo che ci siam scambiati i post con dilauid, poi è successo che ho preso la patente, poi è successo che son caduta e che ho compiuto un anno poi è successo che ho perduto la Livia e così della cosa non son più riuscita a parlarvi ma ora eccomi qui pronta per voi.

per risollevare le sorti di questo blog ormai consueto, triste, annoiato e noioso io l'ho aperto ad una donna che mi piace un casino come scrive, oltre a volerle un gran bene fisico proprio. perché lei ce lo aveva ma colta da pigrizia lo ha chiuso. io invece son qui che ormai non ho più argomenti di cui discutere manca solo che vi racconto le visite mediche sapete tutto quel che c'è da sapere anche dei miei organi interni.

dunque io a questa donna l'ho invitata a scrivere da me invece lei si schermisce fa la preziosa No a te i miei post non te li do e così non scrive mai ed allora io tento il tutto per tutto perché a me, l'unica cosa che mi interessa è risollevare le sorti di questo blog ormai consueto, triste annoiato e noioso. Ed il tutto per tutto è umiliarla pubblicamente che adesso tutti sanno che lei, solo lei, nient'altro che lei è stata invitata, nessuno prima ha potuto ambire a tanto, lei ha avuto la parolina segreta, lei ha ricevuto l'invito, lei ha l'onore, lei può scrivere in questo fantastico blog così desueto, allegro, divertito e divertente ma se la tira e non lo fa.

Elena. smettila di tirartela. scrivi qui. ormai lo sanno tutti. non puoi più fare finta di nulla. è l'Italia che te lo chiede!